Know-how, know-out, knock out

Pubblicato il Autore Marco Lazzari

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A quasi dieci anni dalla pubblicazione di questo post, mi rendo conto che viene aperto da molte persone che arrivano da motori di ricerca con richieste, stando alle statistiche d’uso del sito, del tipo:

che cosa vuol dire know how

che cosa significa knock out

ma anche

know out significato.

Allora, prima di passare al mio post originale, che aveva a che fare con svarioni riscontrati in un compito di Didattica, proviamo a dare definizioni sintetiche di che cosa vuol dire knockout, di che cosa vuol dire know how e di che cosa non vuol dire know out; partiamo però dal significato di un altro termine, che è knockdown:

knockdown è nella boxe (e in altri sport) l’evento per cui il combattimento viene interrotto dall’arbitro, per procedere al conteggio, quando un pugile finisce al tappeto (cioè per terra), oppure resta appoggiato alle corde (del ring) in seguito a uno o più colpi, oppure addirittura è in tutto o in parte fuori dal ring, oppure, anche se non è caduto, è in piedi in stato di semi incoscienza

quando il pugile contato si riprende entro l’8, il combattimento può ricominciare; se si arriva al 10, l’arbitro decreta la fine del combattimento per knockout; quindi…

knockout (da cui KO) è l’evento in un combattimento pugilistico (o simili) per il quale è decretata la sconfitta di un pugile che non si è ripreso in tempo dopo un knockdown

know how è, stando alla definizione del Vocabolario Treccani, “Nel linguaggio dell’industria, complesso di conoscenze ed esperienze tecniche non brevettate, talvolta di carattere segreto, utili o necessarie al conseguimento di determinati scopi industriali”

know out è un errore piuttosto comune al posto di know how.

E, a seguire, il post originale del 2014

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Al termine della correzione di un compitino di Didattica che a tratti mi pareva come l’estate dei Negramaro – che potesse non finire mai (e per una volta sarò stato del tutto consonante con i miei studenti), mi vien da pensare che, tra le tante definizioni che ho dato, devo aver scordato (dato per scontato) quella di know-how.

Perché, forse, se l’avessi definito per bene non avrei trovato tanti errori ortografici.

Per quanto riguarda gli errori, un classico è know-out: è diffusissimo, lo si sente dire a ogni angolo di strada e se uno gugola un po’ lo trova anche in sussiegosi siti aziendali. Siamo in buona compagnia.

Mi ha sorpreso un po’ “LA know-how“. Ci sono diatribe interminabili sul sesso dei termini inglesi emigrati in Italia, mi colpisce che un asset aziendale così macho come il know-how si tinga di rosa arrivando da noi. Ma, visto che abbiamo studiato LA conoscenza, LA capacità, LA competenza, ecco anche LA know-how (in contrapposizione all’ormai celebre “GLI abiri”, plurale di “L’abiro”).

Ho trovato interessante il know-now, che mi pare in linea con la mia insistenza sulla didattica situata: che cosa di più situato di un sapere hic et nunc?

A mettermi knock out è stata un’occorrenza di count how. Questa non so davvero come  contarla, se tra gli errori di ortografia o di senso. E però, a conti fatti, il compitino è andato mica male (spero nella consonanza).

3 risposte a Know-how, know-out, knock out

  1. Io ho come il vago sospetto che l’idea di questo post sul “no-aut” non te l’abbia dato solo il compitino di Didattica… Ma magari mi sbaglio…

  2. No, no, non pensar male: se ti riferisci a fatti recenti di cui abbiamo parlato, non ci siamo. Chiaro però che almeno il know-out e no-aut sono sulla bocca di tutti, non solo sulle punte degli abiri dei miei studenti che magari incespicano per la fretta.

  3. E non vogliamo parlare del know-wow? ;)

    Sono finita sul blog cercando aiuto per salvarmi dalle formule di excel e sono incappata su questo post. Volevo condividere l’ultima ossessione dei corridoi della mia azienda: il know-wow.
    Penso sia una versione bucolica del know-how, dove non c’è l’how c’è il wow.
    Tipicamente milanese :)